Chiama Ora
+39 392.6106060

02.10.2017

Born in Italy

Born in Italy

Non si tratta mai di vendere vino, soprattutto la prima volta…
piuttosto di osservare le persone, aprire un dialogo, comprendere come vivono e sentire tutta la distanza e vicinanza rispetto a noi, che siamo un’altra cultura e abbiamo un altro modo di vedere il mondo.

Comprendere poi se c’è una visione comune e imparare da queste differenze e somiglianze.
Ogni viaggio ha in sé una crescita – in fin dei conti – e se alla fine di questa crescita sei riuscito a far capire chi sei e che valore ha il tuo vino, sicuramente hai portato un pezzo di Romagna con te e l’hai condiviso con gli altri.

Viaggio da più di dieci anni e comprendo quanto mi sia vicina e lontana la Romagna, questa terra in cui la mia famiglia è nata e cresciuta.

Piena di contraddizioni e bellezza.

Per ogni paese c’è un dialetto e un modo diverso di intendere il territorio.

In uno di questi viaggi che andremo poi a documentare in questo diario di bordo, mi è accaduta una cosa eccezionale.

Premessa: sono romagnolo, parlo italiano, a volte il dialetto con mia mamma e mio fratello… mastico bene il tedesco e l’inglese – viaggiando – lo parlo spesso.

A volte però le parole, a differenza dei gesti e del vino sono macchinose, non fluiscono. Poi figuriamoci quando bisogna confrontarsi con una cultura orientale.

Sono a tavola con un importatore cinese, parliamo dei luoghi, della mia famiglia e dell’Italia in generale, che per questa cultura è vista come un paradiso di bellezza e prosperità.

A un certo punto l’importatore si sofferma sul concetto di MADE IN ITALY… sì, quel made in Italy visto con i loro occhi, dove un prodotto così definito – in realtà – è fatto in gran parte in Cina…non stiamo parlando di vino ora, parliamo in generale, parliamo di tessuti, mobilia, forse di vita e visione del mondo…ma senza darci tutte queste aree da filosofi, insomma.
In maniera pacata cerca di farmi intendere che quel made in “Italy” è anche oltreoceano, che non sa distinguere quanto sia parte della nostra patria e quanto della sua.

“Se voleva spiegarmi il concetto di globalizzazione in due parole c’è riuscito”, penso io. 

Sorrido, anche lui sorride … solo che a questo punto mi prende una smania di dirgli che comunque io non sono fatto metà in Italia e metà in Cina e neppure lui e soprattutto il vino che stiamo bevendo nasce a casa mia, vive lì, prima nella terra, poi nella bottiglia e poi arriva da lui…dopo che mi sono fatto 13 h di volo con 4 coincidenze e due dogane.

Quindi prendo la penna e in maniera goffa disegno lo stivale e gli dico: Here! e poi aggiungo Born in Italy, from tip to toe, dalla testa ai piedi. Ride, poi concludiamo l’affare.
La questione non si ferma qui. Quella notte non dormo bene, mi capita spesso quando sono in viaggio e conosco persone nuove e mi emoziono.

Mi dico che questa cosa del BORN IN ITALYdell’appartenenza a un luogo, di essere esattamente come si è – anche se a volte si sbaglia – è una gran cosa.
Così come si è, dal luogo in cui veniamo e come siamo cresciuti.